Il consumo abituale di bevande alcoliche (alcolismo o etilismo) è uno dei fattori che influenzano lo stato di salute e di benessere durante il lavoro.
I dati dell’ISTAT indicano che il 75% degli italiani consuma alcool (l’87% degli uomini e il 63% delle donne).
Il primo bicchiere viene consumato a 11-12 anni; l’età più bassa dell’intera Unione Europea (media UE 14,5 anni).
Sono oltre 3 milioni i bevitori a rischio ed 1 milione gli alcolisti; 817.000 giovani di età inferiore ai 17 anni hanno consumato nel 2000 bevande alcoliche e circa 400.000 bevono in modo problematico (alcolismo).
Il 7% dei giovani dichiara di ubriacarsi almeno tre volte alla settimana ed è in costante crescita il numero di adolescenti che consuma alcool fuori dai pasti (+ 103% nel periodo 1995-200 tra le 14-17enni).
Gli astemi, in costante diminuzione, rappresentano il 25% della popolazione.
I rischi legati alle abitudini al bere e le possibili conseguenze che ne derivano, possono coinvolgere, oltre a chi consuma alcool, i colleghi di lavoro, la famiglia o altre persone.
Queste conseguenze possono ripercuotersi anche su coloro che, per abitudine o per scelta, non bevono. É il caso degli incidenti stradali, sul lavoro, degli episodi di violenza o di criminalità, che vengono compiuti sotto l’effetto dell’alcool da bevitori che consumano secondo modalità considerate erroneamente normali.
Ogni anno sono attribuibili, direttamente o indirettamente, al consumo di alcool:
- il 10% di tutte le malattie,
- il 10% di tutti i tumori,
- il 63% di tutte le cirrosi epatiche,
- il 41% degli omicidi,
- il 45% di tutti gli incidenti,
- il 9% delle invalidità o delle malattie croniche.
Il consumo di bevande alcoliche, determina il potenziamento degli effetti all’esposizione professionale ad agenti chimici (solventi in particolare) e neurotossici (piombo, ecc.).
Ricoveri
Complessivamente, il 10% dei ricoveri è attribuibile all’alcool; nell’anno 2000 tale numero è stato stimato in 326.000, di cui 100.000 con diagnosi totalmente attribuibile all’alcool (relazione al Parlamento del Ministro della Salute).
Decessi
Ogni anno in Italia circa 40.000 persone muoiono a causa dell’alcool per cirrosi epatica, tumori, infarto del miocardio, suicidi, omicidi, incidenti stradali e domestici e per incidenti in ambienti lavorativi.
Costi
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che i costi annuali sociali e sanitari, sostenuti a causa di problemi collegati all’alcool sono pari al 2-5% del Prodotto Interno Lordo (PIL).
Secondo tale stima sul PIL nazionale dell’anno 2004 (1.351 milioni di euro) i costi dell’alcool risulterebbero pari a 27-67 milioni di euro (pari a 52-130 miliardi delle vecchie lire).
Fanno parte di questi costi quelli sostenuti dalle famiglie per il licenziamento o il declassamento in mansioni lavorative meno qualificate o di minor responsabilità.
Alcune stime calcolano che i costi diretti derivanti dal incidenti nei luoghi di lavoro connessi al consumo di bevande alcoliche corrispondono a 1 milione e 500.000 euro.
“Sia l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) che il National Institute of Health (NIH) degli Stati Uniti ribadiscono che nessun individuo può essere sollecitato al consumo anche moderato di bevande alcoliche, considerando il rischio che l’uso di alcol comporta per l’organismo. Inoltre gli individui che non bevono non possono e non devono essere sollecitati a modificare il proprio atteggiamento”.